Fatto da Saetta!

Il writing è stata la mia vera scuola, mi ha insegnato tanto mi ha portato a superare i limiti

quando penso ai “quattordici/quindici anni” non ho tanti ricordi di scuola ma ricordo il writing e mi porto quelle emozioni nello scrigno delle cose preziose (cit. don KAOS) i professori erano “quelli bravi” e le loro opere su fanzine e hall of fame erano le lezioni (impartite in strada a suon di adrenalina, colore e outline)

all’inizio volevo a tutti i costi dipingere il mio nome sulla verde, mi passava davanti casa e vedevo gli altri pannelli girare.. ma non potevo uscire la notte a 14 anni e cosi una sera trovammo il modo di fare il “back jump” mentre il treno era fermo al capolinea nell’attesa di ripartire saltammo dentro e..

provammo e riuscimmo varie volte in quell’impresa e quindi il limite diventò “fare la rossa”.. e poi la gialla e cosi via fino a farle tutte! ricordo che pure sul passante ferroviario, all’inaugurazione passò il treno dove avevamo piazzato i nostri pannelli ancora freschi 🙂 e poi il pendolino, i whole car, valorizzare le lettere attraverso i loop con le tracce stilose..

tutto era un limite da superare! una sfida è quindi una possibilità.

questa è stata la scuola a cui ho aderito e se c’è qualcuno che mi ha iscritto, a suo tempo, è stato mio padre che una sera nebbiosa in inverno mi ha portato a fare le tag con una vecchia “saratoga” sul muretto di una scuola elementare, a san Maurizio, in viale Lombardia!

poi mi ha insegnato tanto altro, il mio vecchio 🙂 a viaggiare sempre leggeri ma carichi di curiosità. poi ad unire utile e dilettevole cosi il lavoro si può trasformare in una giornata ricca di esperienze e buone possibilità.

da mia madre invece ho raccolto la semplicità. la capacità di stare bene con poco e di godere delle cose della natura senza andare oltre, accontentarsi del giusto. e poi a coltivare la naturale propensione dell’uomo verso la giustizia, cosi da imparare a fermarsi quando serve ad ascoltare e aiutare gli altri.

vorrei mantenere vivi questi insegnamenti quanto possibile e mi impegno ancora oggi, sul lavoro, mi sforzo di andare oltre e pago la fatica.. ma poi godo di soddisfazione se una persona entra nel mio negozio e trova spesso più di quanto cerca..

mentre spesso entriamo in negozi “vuoti” ma pieni di oggetti in vendita e il commesso, incastrato sul display del suo cellulare, fatica a convincermi del reale valore del prodotto perchè neppure lui ci crede (e forse acquisterebbe su amazon se avesse occasione di stare a casa..)

l’acquisto su amazon è il lento suicidarsi della nostra economia locale, portato avanti in modo costante da milioni di consumatori imbranati, come le istruzioni dell’ikea ti fanno sentire “capace” di montare un mobile pure le applicazioni ti convincono di saper “fare gli affari”

mentre in realtà non si è capaci di trovare il tempo di scendere in strada a cercare col fiuto una buona bottega cosi da finanziare l’economia reale, quella buona… e poi si trovan tutti senza lavoro ma col telefono in mano 🙂

e intanto dilagano negozi pieni di spazzatura perchè le botteghe spariscono e spopolano brand di oggetti che tra 3 anni saranno in qualche discarica ma oggi sono presentati in pompa magna in vetrina, a prezzi assurdi, ma senza alcuna esclusiva innovazione. solo copie di copie di copie.

meglio fermare questo mio divagare senza senso oppure chissà dove potrei arrivare, torno ai miei conti di fine anno, un anno di grande impegno e soddisfazione. tenere dritta una piccola azienda è una impresa. L’impresa è quanto è chiamato a fare un imprenditore, anche se preferisco considerarmi un artigiano

anzi, street artigiano 🙂

Yo Saet!

Che ne pensi?